JOHN WILKINSON - 16/8/1977

Quel giorno eravamo sull’aereo che ci avrebbe portato a Portland – Maine, dove Elvis avrebbe dovuto esibirsi per aprire il nuovo tour. 
Avevamo lasciato Los Angeles e ci eravamo fermati a Las Vegas per prendere Joe Guercio e la sua orchestra. Ripartimmo. Eravamo proprio sopra Pueblo - Colorado e il pilota mise la intercomunicazione per dirci che dovevamo atterrate per fare carburante. 
Pensammo fosse una cosa strana, visto che quell’ aereo non avrebbe mai fatto da costa a costa senza i giusti rifornimenti. 
Comunque, atterrammo e ci aspettavano un paio di ufficiali. Salirono e chiesero di Marty Harrel, che era il trombonista dell’orchestra. C’era una chiamata telefonica per lui. Pensammo che fosse successo qualcosa ai genitori di Marty o a sua sorella, cose del genere. 
Così, scendemmo dall’aereo, per sgranchirci le gambe. Eravamo tutti insieme in fondo alle scale, quando Marty tornò indietro. La testa bassa, ovviamente in grande angoscia. Disse: “Venite tutti qui ragazzi, ho cattive notizie, è tutto finito. Elvis è morto questa mattina!”. 
La nostra reazione fu “Cosa?, cosa vuol dire Elvis è morto?”.
Come puoi immaginare, l’umore sull’aereo era molto cupo, tutti noi piangevamo, soprattutto perché non c’era nient’altro che potessimo fare. Ho sentito che avevo perso un fratello. Era un amico di cui potermi fidare e lui poteva fidarsi di me.