LINDA THOMPSON - 16/8/1977

Gli avevo scritto una lettera poco prima di Natale, dicendogli che avevo conosciuto il dolore di troppa tenerezza, che lui sarebbe rimasto l’amore della mia vita, ma che ora volevo questo amore in modo pieno e completo, senza riserve. Lui morì in Agosto, otto mesi dopo la rottura della nostra relazione.
Il 16 Agosto 1977 ero a Los Angeles nel mio appartamento. Suonò il telefono ed era Lisa Marie, che allora aveva 9 anni e aveva l’abitudine di chiamarmi ogni tanto, perché eravamo molto unite. Le volevo molto bene allora e gliene voglio anche oggi.
Tornando alla telefonata mi disse: “Linda, sono Lisa”. Io le risposi: “So che sei tu”. 
Aveva un tono di voce ansioso e io pensai che avesse il fiatone perché stava giocando. 
Invece mi disse: “Mio papà è morto! Mio papà è morto”.
Io lanciai il telefono per aria. Letteralmente lo lanciai dicendo: “No, Non è vero!”.
Il telefono era a terra e pensai: “C’è un angelo di 9 anni che, da così lontano, ha pensato di chiamare me. Devo riprendermi e dirle qualcosa per aiutarla”. Così lo raccolsi e le dissi: “Amore, sei sicura che non sia solo andato all’ospedale, che non si tratti solo di un episodio o di un problema temporaneo, magari un problema di respirazione?”. “No. No” mi disse “E’ morto”. 
Cercai di dirle cose che potessero confortarla, del tipo: “Tuo papà ti vuole tanto bene. Avrai sempre il suo amore e quello non muore mai”. 
Mio fratello Sam, che era una sua guardia del corpo, tolse di mano il telefono a Lisa e mi disse: “Linda devi venire a casa”.
Mi sentivo strana e nel mio appartamento si spensero tutte le luci. Ero l’unica nel palazzo che non aveva corrente. Uscii e chiesi se mancava la corrente a tutti, ma il problema era solo mio. 
Pensai che fosse una cosa strana. Accesi candele dappertutto per poter fare i bagagli e preparami per andare a Memphis. Cominciarono ad arrivare i miei amici per consolarmi e mi chiesero se stavo accendendo le candele per Elvis. Risposi che l’avevo fatto per poter fare i bagagli.