VERNON PRESLEY - 16/8/77

DA UN'INTERVISTA DEL 1978:

Sulla morte di Elvis, anche per me, ci sono tante domande in sospeso e per le quali vorrei una risposta. 
Domande come: da quanto tempo era disteso a terra, prima che venisse scoperto? Perché nessuno a Graceland si è preoccupato di sapere dove fosse e come si sentisse? 
Ecco due domande per le quali esigo una risposta. So che, la notte prima della sua morte, aveva sofferto di insonnia e che aveva giocato a racquetball fino alle 4 – 5 del mattino. Cosa è successo poi? Vorrei saperlo.
Joe Esposito, un membro dell’equipe di Elvis, era con me in ufficio quando ricevette la telefonata da casa e mi disse che doveva andarsene immediatamente. 
Io continuai a fare il mio lavoro fino a che non suonò nuovamente il telefono. Patsy, la nostra segretaria mi disse: “E’ Joe, ha uno strano tono di voce”. Presi la linea e Joe mi disse: “Mr. Presley, venga subito, Elvis non respira più”.
Ero malato da tempo, così Patsy dovette accompagnarmi fino alla casa. Nel momento i cui vidi Elvis, capii che era morto. Su quello che è successo in seguito, nella mia mente c’è confusione. 
Alcuni erano increduli e il mio dolore era talmente grande e immenso che, certe volte, riuscivo a malapena a capire cosa stesse succedendo.
Ad esempio, non mi sono nemmeno preoccupato della sicurezza. 
Mai avrei creduto possibile che uno dei cugini di Elvis sarebbe stato capace di fargli una foto nella bara e venderla ad un giornale per fare sensazionalismo. 
Allo stesso modo, quando incontrai Caroline Kennedy, non avrei mai immaginato che avrebbe assistito al funerale solo per poi raccontare come è andata. Inoltre, quando ci siamo incontrati, non sapevo nemmeno chi fosse. Ero con mia madre e mia sorella quando Priscilla entrò con qualcuno che presentò come Caroline Kennedy. 
Ricordavo la figlia del Presidente Kennedy come una bambina piccola, per cui mi fu difficile fare l’associazione. 
Quando se ne andò, qualcuno disse: “Era la figlia del Presidente Kennedy” e pensai: “Avrà pensato che sono completamente pazzo da non sapere chi è”. 
A quel punto uscii e la incontrai nuovamente. Le dissi che era un onore per noi averla a Graceland e che era la benvenuta. 
In seguito Priscilla mi disse che Caroline voleva vedere la stanza dei trofei di Elvis. Le dissi che non era possibile fargliela vedere in quel momento, ma se si fosse fermata fino all’indomani dei funerali, l’avrei fatto. Per quanto ne so, Caroline non si fermò. 
Io ero sottosopra per lo shock e per il fatto che stavo male, così non ho né visto né riconosciuto un sacco di celebrità che vennero ad assistere alla tumulazione. Ricordo che ho abbracciato Ann-Margret e abbiamo pianto assieme, ma Roger Smith, suo marito, non l’ho nemmeno visto, anche se non era lontano. 
Mi sento confortato dalla certezza che mio figlio è stato un dono di Dio e che la sua vita, è stata costantemente nelle mani di Dio. 
Da un lato, avrei voluto che avesse vissuto per sempre, ma, dall’altro, so che la sua morte improvvisa, come la sua vita, facevano parte dei piani di Dio.
E ringrazio Dio di avermi dato un figlio così.